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Fonti per la cucina medievale - Lectio 03: manoscritti italiani

I primi ricettari medievale appaiono solo alla fine del Duecento. Tra questi testi e l'opera di Apicio c'è un lasso di tempo sconcertante, che si è spiegato con la considerazione che la cucina, nel Medioevo, era un'arte tecnica e, pertanto, probabilmente, non meritava dei trattati scritti, o con l'idea che fino al XIII secolo, non esistendo una classe borghese diffusa, non c'era un pubblico interessati al genere.
Prima del Duecento, sebbene non ci siano ricettari organici, è possibile trovare qualche ricetta nei documenti più disparati: regimi sanitari, atti notarili, regole monastiche etc...
I destinatari e, in molti casi, i redattori erano, probabilmente, professionisti della cucina, il che spiega perché i manoscritti rechino indicazioni molto sommarie e, spesso, trascurino di precisare le quantità.
Esaminando i principali manoscritti italiani,  si individua il nucleo più antico in un gruppo di trattati redatti in lingua latina alla fine del 13° secolo, in area angioina: 
Liber de coquina ubi diuersitates ciborum docentur (Anonimo Angioino, XIII sec.)
Tractatus de modo preparandi et condiendi omnia cibaria
- Liber de ferculis et condimentis

Successivi sono due  ricettari toscani trecenteschi
Libro della cocina (Anonimo Toscano, XIV sec.)
Libro di cucina (Anonimo Veneziano, XIV sec.)

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