Passa ai contenuti principali

HISTORIA LUDENS #2: La rivoluzione simulata



Autore: Salvatore Di Pasqua

Siamo intervenuti già altre volte sul tema del gioco, della simulazione e della didattica empatica. Ora cominciano ad arrivare i resoconti di insegnanti. Questo giunge da una scuola superiore di Pordenone. Si tratta di un percorso misto, in parte tradizionale e in parte “innovativo” (metto le virgolette perché solo in Italia la didattica empatica è considerata ancora tale). I colleghi a cui l’esperienza piacerà, hanno qui tutti i materiali per ripeterla. E per HL, sia pure con qualche giorno di ritardo, è un bel modo per ricordare la Révolution (HL).

• La proposta didattica
• Partiamo dalla lezione e dal manuale
• I materiali di approfondimento
• Letture
• Elenco di parole, di concetti e di frasi fornito ai ragazzi
• La fase operativa
• I lavori degli studenti
• Qualche breve considerazione
• Il riflesso sull’insegnante
• Sitografia

La proposta didattica

La difficoltà di sviluppare curiosità e interesse per quanto è distante nel tempo e di recuperare di conseguenza una sensibilità per la dimensione storica, mi ha spinto a richiedere agli studenti di una classe quarta1 di simulare un discorso ai tempi della rivoluzione francese precisandone il contesto, individuando correttamente i riferimenti storici e ponendo attenzione non solo alla verosimiglianza della situazione ipotizzata ma anche a quella del lessico adoperato. Lo studente autore dell’intervento doveva innanzitutto chiarire la propria posizione rispetto agli eventi: se cioè intendeva assumere la parte di un rappresentante del Terzo stato durante la convocazione degli Stati generali, di un deputato girondino che discute della condanna a morte del re, oppure immaginare di essere Robespierre che si rivolge ai membri della Convenzione, o ancora interpretare una donna che pone all'Assemblea nazionale il problema dei diritti delle donne e delle cittadine, e così via. Quindi elaborare un discorso credibile e coerente tanto nella prospettiva storica, quanto (come si è detto) sotto un profilo più strettamente retorico.


Partiamo dalla lezione e dal manuale

Il libro di testo in adozione (il secondo volume del Giardina, Sabbatucci, Vidotto, Laterza), unito alle mie spiegazioni, è stato il punto di partenza per fornire un quadro generale degli eventi, già orientato tuttavia al coinvolgimento “emotivo” degli allievi. In tal senso durante le lezioni sono stati accentuati nella loro natura “drammatica” (di fatti cioè che rappresentano per chi li vive dei veri e propri snodi in quanto pongono i protagonisti di fronte a scelte cruciali, cambiamenti risolutivi) alcuni avvenimenti che hanno preceduto e accompagnato la Rivoluzione francese: il senso di consapevole gravità con cui vengono preparati i Cahiers de doléances, la decisione del Terzo stato di autoproclamarsi Assemblea nazionale con il solenne giuramento di non sciogliersi fino a quando la Francia non avesse avuto una costituzione, gli assalti – in più occasioni scomposti e feroci – del popolo parigino, la passione con cui i deputati della Convenzione confrontano le loro posizioni, le reazioni alla fuga del re, lo scontro tra girondini e montagnardi, il patriottismo dei volontari marsigliesi che entrano a Parigi cantando Allons enfants de la Patrie, le condanne a morte durante il periodo del terrore che coinvolgono anche figure di rivoluzionari storici come Brissot, Hébert, Danton, la controversa, e insieme affascinante, personalità dell’incorruttibile Robespierre…

In altre parole l’argomento “Rivoluzione francese” è stato presentato in modo tale da interrogare il vissuto degli allievi (la loro coscienza di giovani che si vanno formando) attraverso uno scambio passato-presente che si è sforzato di essere non un’indistinta sovrapposizione di fatti e giudizi, ma problematica ricerca di nessi, possibilità di stabilire un ponte tra uomini che appartengono a periodi, società, culture diversi.


I materiali d’approfondimento

Per raggiungere questo scopo i materiali di partenza sono stati integrati da vari documenti e fonti.
Ho attinto le mie informazioni principalmente da altri manuali scolastici (Bertini, Lepre, Manzoni-Occhipinti, Guarracino…), ma anche da letture personali (Soboul, Lefebvre…) e da ricerche sul Web.

Commenti

Post popolari in questo blog

Aquisgrana nelle Marche?! Cosa resta della frottola più grottesca del decennio

L'intervento che qui riproponiamo è vecchio ormai di 15 anni, ma il Centro "Studi" continua a sfornare "tesi " sempre più strampalate (non è un reato dire che Saint Denis è in realtà San Ginesio e litigare se l'Università di Parigi sia stata fondata a Camerino o a Macerata) e il cinismo dei media anche nazionali continua a farle rimbalzare in tv. La più recente la settimana scorsa in una puntata di Linea Verde; solo pochi secondi di esposizione in sfregio del concetto di servizio pubblico.  Sono tornati alla carica? Quando ho letto la notizia sul Resto del Carlino non ci volevo credere. Così casomai qualcuno incuriosito volesse fare delle ricerche internet, voglio dare un po' di visibilità a un intervento sul vecchio forum Narkive che, con un'ammirevole tenacia, confuta una delle teorie più confuse e strampalate che siano mai state formulate. L'autore è Piero Fiorili, credo originario di Milano, credo autore di un articolo ben documenta...

SALLUSTIO

"Non sunt composita verba mea: parvi id facio. Ipsa se virtus satis ostendit; illis artificio opus est ut turpia facta oratione tegant. Neque litteras grecas didici: parum placebat eas discere, quippe quae ad virturem doctoribus nihil profuerant".  Sallustio, in questo suo Mario del Bellum Iughurtinum, mostra al meglio un atteggiamento, un tono o, per i malevoli ("Priscorum verborum Catonis ineruditissimus fur" lo chiamò un liberto di Pompeo, certo Leneo che Svetonio nel De Grammaticis dice offeso nel suo patrono) una posa in cui è difficile credere che egli stesso non si riconoscesse o, almeno, ammirasse con superbo rimpianto. Stile, quello del Mario sallustiano, che è poi quasi sintesi e concentrato di quello del suo autore, che è brusco eppure elevato, fiero ma mai tumido, aristocratico e mai molle.  Chi parla -e scrive- così siamo tentati di vederlo col mento alzato, lo sguardo cupo che non sapremmo se dire più torvo o triste, e la bocca leggermente contratta in...

“L’ARTE È FORMA DI VITA DI CHI PROPRIAMENTE NON VIVE”

MALATTIA SPERANZA .. 7 GUARIGIONE .. 10 PENSIERI CONCLUSIVI . 12 BIBLIOGRAFIA .. 13 MALATTIA “Un uomo sbalestrato nella vita da chi sa quale pianeta [...] che cammina incerto tra gli uomini come se procedesse tra quei cocci aguzzi di bottiglia che coronano il suo implacabile muro” : così Mario Praz, con stupita vicinanza e, forse, ammirata pietà, descrive Montale nel suo rapporto con gli altri e col mondo L’opera di Montale è voce di un uomo che si mostra come “di un solo blocco” [1] , ed in cui non si debba far pendere la “bilancia” a favore dell’arte o dell’umanità dell’autore. Lontano, come ogni vero artista, dall’affettazione e dall’insincerità, nella sua poesia Montale esprime, ascolta, medita, affronta e sublima - senza dunque cadere nel patetico - la propria inquietudine, i propri dubbi, la propria sofferenza ed il proprio dolore d’uomo, dando così voce al “male di vivere” [2] non solo suo ma, potenzialmente, d’ognuno. Solo potenzialmente, però...