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GEOGRAFIA: UNA RICERCA ANTICA QUANTO L’UOMO


Premessa


Fu probabilmente Eratostene di Cirene direttore della Biblioteca di Alessandria, ad utilizzare per primo il termine geografia (dal greco antico: γῆ, “terra” e γραφία, “descrizione, scrittura”) per indicare, al tempo stesso, la carta della Terra (ossia del mondo conosciuto) e la sua descrizione letteraria. Per noi la Geografia è la scienza che ha per oggetto lo studio, la descrizione e la rappresentazione della Terra nella configurazione della sua superficie e nella estensione e distribuzione dei fenomeni fisici, biologici, umani che la interessano e che, interagendo tra loro, ne modificano continuamente l'aspetto. La Geografia è molto più che la cartografia, cioè lo studio delle carte geografiche, o la topografia. Rispetto ad esse, infatti, la Geografia aggiunge l'indagine della dinamica e delle cause della posizione della Terra nello spazio, dei fenomeni che avvengono su di essa e delle sue caratteristiche. 

Il geografo prende in esame la terra in primo luogo per i suoi elementi fisici: pianure, rilievi, flora, fauna, clima, corsi d’acqua, laghi, mari e così via. In secondo luogo egli studia la stessa area per comprenderne gli elementi antropici, cioè le relazioni tra l’ambiente e le attività dell’uomo: coltivazione dei terreni, edificazione di abitazioni, vie di comunicazione e servizio, sviluppo di attività commerciali e industrie. Tra gli elementi antropici il geografo prende in considerazione anche le caratteristiche delle popolazioni che abitano il territorio che sta esaminando: lingua, cultura, storia, religione, etc. Una volta acquisisti dati e osservazioni che permettono la descrizione di tutte le caratteristiche di un territorio, il geografo passa ad interpretarlo per poterlo comprendere. Egli, infatti, come ogni scienziato, si pone delle domande che riguardano i diversi elementi e i dati da lui individuati e le relazioni tra di essi. 

Oggi la Geografia è dunque una scienza complessa e severa, che spesso si trova a contatto con tante altre scienze, come la sociologia, l’antropologia, l’etnografia, la storia, l’archeologia e molte altre. La sua “attrezzatura scientifica” non si è formata dall’oggi al domani, in un breve volgere di tempo né per opera soltanto di qualche mente geniale. Essa è stata lentamente costruita nel tempo, anche attraverso errori che sono stati utili per “aggiustare il tiro”. Il percorso compiuto dalla Geografia attraverso l’antichità potrebbe essere definito come una serie di correzioni di tiro, attraverso fasi di incertezza e approssimazione verso stadi di maggiore precisione, finché con i greci compì un vero e proprio balzo verso la scientificità. Già nel VI secolo a. C. infatti alcune scuole filosofiche (gli ionici e i pitagorici) sostenevano che la terra fosse sferica e ruotasse attorno al proprio asse. 


Le Origini 

Le origini della Geografia rimangono piuttosto oscure. Secondo alcuni studiosi della preistoria, le prime rappresentazioni spaziali, sarebbero apparse in epoca molto remota, realizzate su supporti deperibili (come legno, pelle, osso) e documentate dagli antropologi agli inizi del ventesimo secolo presso popolazioni prive della scrittura come gli aborigeni australiani. I primi tentativi di raffigurazione cartografica documentati risalgono al Paleolitico e al Neolitico. Si tratta di raffigurazioni pittoriche che sono state interpretate come immagini della volta celeste che sono presenti nella Grotta di Lascaux in Francia e in quella di El Castillo in Spagna, o di petroglifi come quelli che si trovano nella Val Camonica in Italia, a Glasgow in Scozia e a Ughtassar in Armenia e che sono stati interpretati come la rappresentazione geografica dei territori abitati dalle tribù e dei loro confini. 

Per quanto riguarda le epoche successive, benché si conosca piuttosto bene la storia dei Sumeri, dei Caldei e degli Ittiti non abbiamo molte testimonianze relative alla geografia. Proviene da Babilonia un frammento di tavoletta in argilla, datata al 1500 a. C che rappresenterebbe la mappa della città sacra di Nippur, con scritte in caratteri cuneiformi appartenenti alla lingua sumerica. Di epoca successiva abbiamo è la cosiddetta "Mappa mundi babilonese" datata al V secolo a. C che rappresenta la superficie terrestre attorno a Babilonia. In essa il mondo intero sembra essere un cerchio piatto circondato da un oceano a forma di corona circolare oltre il quale, però, si estendono alcune "lontane regioni" o "isole" a forma di punte triangolari. Lo schema ricorda la cosmografia arcaica, come risulta negli scritti di Omero ed Esiodo, in cui l'ecumene è rappresentata come un disco piatto circondato dal fiume Oceano. 

Gli Egiziani avevano sviluppato la tecnica cartografica utilizzando criteri geometrici e tecniche di rilevazione precise, anche se sono rimasti pochi esempi di queste antiche cartine. Si ritiene che le inondazioni e i ritorni periodici del Nilo abbiano reso necessaria la creazione di un catasto che stabilisse con precisione i confini presso l’Egitto dei faraoni. Questo esisteva certamente nell’epoca del Regno Medio. 

Possiamo quindi affermare che presso i popoli primitivi, o quelli del Mediterraneo orientale nelle epoche antiche, la geografia era strettamente utilitaria. Questo carattere venne mantenuto anche presso i Greci, tuttavia, ben presto essa assunse anche un altro carattere: testimoniò un desiderio disinteressato di conoscenza. Una curiosità, benché non ancora scientifica, sicuramente intellettuale. In materia di geografia come in molti altri campi i greci vollero conoscere, capire e spiegare: questo costituì una rivoluzione. 


La Geografia nella Grecia Antica 

Omero (o coloro che con questo nome vengono ricordati) è stato il primo geografo greco descrittivo. Nelle peregrinazioni di Ulisse, sotto la trama poetica, accanto a numerose leggende, possiamo distinguere una quantità di informazioni geografiche, fornite sena dubbio dai mercanti fenici. Alcuni secoli dopo Omero, Erodoto mescolò alla sua narrazione storica la descrizione dei paesi dove si era svolta la storia dei popoli orientali. Nella presentazione dei vari popoli appare ricorrente uno schema scandito dai seguenti punti: l’ambiente geografico, le leggi, i costumi, la storia politica. Erodoto parla a lungo dei metodi di coltivazione e delle risorse economiche, si sofferma con entusiasmo a descrivere le grandi opere dell’uomo, come le piramidi di cui riferisce l’altezza calcolata misurando l’ombra. Larga parte delle Storie è dedicata alla descrizione delle bellezze naturali, della flora e della da una. Dei fenomeni viene spesso ricercata una spiegazione, indice sia di una curiositas ancora vergine sia di una embrionale esigenza scientifica. Come l’Odissea, anche il testo di Erodoto è pieno di errori, tuttavia vi rimangono numerose osservazioni giuste: dove non aveva fatto esperienza personale Erodoto si era coscienziosamente informato. 

Tuttavia i primi lavori a poter essere definiti di geografia cosmografica e matematica furono quelli del filosofo Talete, che visse attorno al 650 a. C. nella ricca città mercantile di Mileto, che aveva fondato numerose colonie sul Mar Nero e sulle coste e rive egizie, e che, grazie alla sua posizione, aveva continui scambi con la Lidia, la Persia e i popoli asiatici. Anche se di lui non ci restano opere scritte conosciamo le opere dei suoi discepoli e dei suoi successori. Fu Anassimandro, vissuto a Mileto tra il 610 e il 547 a. C., il primo a disegnare una carta della Terra, egli aveva raffigurato il mondo conosciuto come un cerchio con al centro il Mar Egeo. Dopo di lui Ecateo, sempre di Mileto, aveva scritto una Descrizione della Terra in due libri, uno dedicato all'Europa e l'altro all'Asia (continente che comprendeva anche l'Egitto e la Libia). 

Questi filosofi che si proponevano di stabilire la natura delle cose, vollero infatti stabilire quale posto occupa la terra nell’universo, quali siano le sue forme e le sue dimensioni. Nonostante i metodi, a volte più poetici e intuitivi che scientifici, da loro impiegati essi raggiunsero dei risultati sorprendenti: essi affermarono la sfericità della terra, ipotizzarono la sua rotazione, se non la traslazione, e furono in grado di calcolare, pur con largo margine di approssimazione, la misura della sua circonferenza. Benché l'ipotesi della sfericità della Terra fosse già stata avanzata da Pitagora, da Filolao e da Parmenide, fu Aristotele a darne la prova definitiva in base ad alcune osservazioni: 

- Lombra della terra nelle eclissi lunari è sempre circolare 

- Le navi sembrano affondare man mano che si allontanano verso l'orizzonte 

- Certe stelle sono visibili solo da alcune parti della Terra 

Fra i problemi riguardanti quella che oggi noi chiamiamo geografia generale, quelli che sembrano aver suscitato la maggiore curiosità tra gli studiosi greci furono: il problema dell’estensione delle terre abitate e quello delle forme climatiche. Per quanto riguarda il primo essi concepirono l’oikomene come un continente unico che si estendeva dall’ovest all’est nell’emisfero boreale mentre il resto della superficie non comprendeva che mari ed isole. Per quanto riguarda il secondo, Parmenide ed Aristotele sostennero l’idea di zone climatiche parallele all'equatore, giungendo ad affermare che alle basse latitudini l’eccesso di calore rendeva la vita impossibile. Lo stadio ancora embrionale in cui si trovavano le scienze della natura e il numero esiguo dei paesi sin allora esplorati non permisero agli studiosi del V secolo un ulteriore avanzamento della geografia generale oltre certi limiti: bisogna attendere l’età alessandrina. 


L’età Alessandrina. 

Alessandro Magno, allievo di Aristotele, portò con sé nella sua straordinaria campagna militare e coloniale geometri e scienziati. Essi accumularono numerose informazioni sul rilievo, la flora, la fauna, gli abitanti e le piste dei paesi situati al di là della Persia. 

Il centro del pensiero ellenico in generale, e della scienza geografica in particolare, fu dal II secolo a.C. al III d.C. Alessandria d’Egitto. In essa convergevano non solo scienziati di ogni origine, grazie all’attrattiva svolte dal Museo e dalla sua Biblioteca ma anche marinai e mercanti che venivano dall’Oceano indiano e dalla Cina. Fu proprio ad Alessandria che vissero ed operarono a quattro secoli di distanza i due uomini che furono probabilmente i due maggiori geografi dell’antichità: Eratostene e Tolomeo. 

La personalità e l’opera di Eratostene ci sono per la maggior parte sconosciute. Sappiamo che fu direttore della Biblioteca di Alessandria e che arrivò, con un margine d’errore quasi trascurabile, a determinare la misura della circonferenza terrestre. Progettò anche, per facilitare le localizzazioni, di stabilire una rete di meridiani e di paralleli, senza riuscire però a porre in atto il suo progetto. Dopo di lui Ipparco di Nicea divise la circonferenza terrestre in 360 gradi e concepì un metodo per individuare una posizione sulla Terra. Fu però Tolomeo, astronomo e matematico del II secolo d. C., a riprendere questi studi e, grazie ai dati più precisi da lui posseduti a portarli a conclusione. Egli realizzò la rete cartografica che Eratostene aveva solamente ideato. Poté raccogliere documenti a sufficienza per poter stabilire la posizione di oltre ottomila punti della superficie terrestre. È probabile che la sua ricerca si traducesse nella compilazione di una carta nella quale tracciò i contorni del mondo abitato come li immaginava, ma quella che gli fu attribuita comporta sicuramente delle aggiunte posteriori. Anche se la sua opera non fu esente da errori, negò la rotazione terrestre già da altri prima di lui ipotizzata, essa fu senza dubbio di enorme valore e godette di una fortuna straordinaria presso i posteri. 

I Romani. 

Il maggior geografo romano fu Strabone. Nella sua opera in diciassette libri, la Geografia, fa una descrizione delle zone che si affacciano sul Mediterraneo e della Gallia, in un'accezione che non si riduceva ai soli aspetti della Geografia fisica, ma che teneva in considerazione le connotazioni culturali, etnografiche, storiche, politiche: si tratta di ambiti di indagine appartenenti alla sfera conoscitiva di quella che oggi possiamo definire geografia umana e politica. È notevole la sua osservazione su come l'espressione culturale di un popolo dipenda dal suo rapporto con il territorio. 

L’altro scrittore, questa volta in lingua latina ad occuparsi di geografia è Pomponio Mela. La sua opera, De Chorographia, intende descrivere il mondo conosciuto. Secondo un gusto per le favole mitiche e per i fatti e le cose straordinarie, l’opera definisce quali possano essere i confini della terra descrivendo i luoghi più lontani: prendendo come punto di riferimento il Mediterraneo e partendo da Gibilterra segue in senso antiorario una descrizione dell'Ecumene, cioè dei luoghi abitati in particolari quelli lungo le coste e tratta più sommariamente i territori interni. De Chorographia contiene però molto di più dell'arido elenco di nomi promesso dall'autore. Mela ricorda i resti marini scoperti in Numidia nelle zone più interne, e non scarta la possibilità che i mari si possano ritirare. Descrive i costumi dei popoli africani, mostra come il corso del Po si prolunghi nell'Adriatico ben al di là della foce, ricorda l'ipotesi che fa della Sicilia primitiva una parte del vicino continente, separata più tardi dallo Stretto di Messina, celebre per le correnti inverse. Parlando del fenomeno delle maree dell'Oceano e del maremoto, così potente da far rifluire anche le acque dei grandi fiumi, si domanda se è proprio la Luna "la causa di oscillazioni di così grande ampiezza". Presenta i Galli come gente fiera, superstiziosa e crudele ma piena di talento nell'uso della parola. Sa che sotto il Polo Nord, dove si dice che vivano gli Iperborei, il giorno e la notte durano sei mesi e che nell'Isola di Tule al solstizio d'estate il Sole non scende sotto l'orizzonte. Offre, insomma, un riassunto fedele delle conoscenze del tempo. 

In confronto alla Grecia classica ed al periodo Alessandrino i Romani non scrissero e non si occuparono molto di geografia ma contribuirono ai suoi progressi grazie alle loro conquiste, con la creazione di innumerevoli itinerari e mappe e con la cura che i loro imperatori posero nel promuovere lo studio di fiumi e montagne, che presentassero un interesse economico e, soprattutto, politico-militare. 

Conclusioni


Per concludere possiamo dire che la geografia, in quanto studio e rappresentazione della Terra, è nata e cresciuta nell’antica Grecia e ad Alessandria, sviluppandosi in due direzioni. La prima si sintetizza nella creazione della carta geografica, che nella sua aridità geometrica offre una visione istantanea della terra abitata e ne diffonde con facilità la conoscenza per mezzo della visione diretta. La seconda è costituita dalla descrizione letteraria, con i contenuti più diversi, quali i rilievi, il clima, l'ambiente culturale e sociale, le risorse in prodotti del suolo o del sottosuolo, le vie di comunicazione, le forme di governo, l'eredità del passato, e così via, che nei vari luoghi di residenza condizionano la vita dell'uomo. Si è così formata una tradizione che, unendo la geometria della sfera, la cartografia, lo studio dei movimenti del suolo e delle acque e l'etnografia, ma anche la scienza politica, ha dato vita alla moderna geografia.

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