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Visualizzazione dei post da febbraio, 2011

Il guerriero nella storia

Ecco cosa scrive riguardo a Droctulft lo storico Paolo Dicacono in Historia Langobardorum (liber III, caput 19). Traduzione a cura di Tonucci e Verdolini, alunni della classe IIAp - Liceo 'C. Rinaldini' - Ancona a.s.2010-2011. Huius sane Droctulft, de quo praemisimus, amminiculo saepe Ravennatium milites adversum Langobardos dimicarunt, e xtructaque classe, Langobardos, qui Classem urbem tenebant, hoc adiuvante pepulerunt. Cui, cum vitae explesset terminum, honorabile sepulchrum ante limina Beati Vitalis martyris tribuentes, tali eius laudes epitaphio extulerunt: Clauditur hoc tumulo, tantum sed corpore, Drocton; Nam  meritis toto vivit in orbe suis. Cum Bardis fuit ipse quidem, nam gente Suavus; Omnibus et populis inde suavis erat. 5 Terribilis visu facies, sed mente benignus, Longaque robusto pectore barba fuit. Hic et amans semper Romana ac publica signa, Vastator genti adfuit ipse suae. Contempsit caros, dum nos amat ille, parentes, 10

Il guerriero illuminato

Non fu un traditore; i traditori non sogliono ispirare epitaffi pietosi. Fu un illuminato. Secoli dopo chi lo accusò avrebbe fatto come lui. i Longobardi si fecero italiani e uno del suo stesso sangue - un Aldiger - generò i progenitori dell'Alighieri Droctulft era un longobardo che, durante l'assedio di Ravenna, abbandonò i suoi e morì difendendo la città dei nemici. Ce lo ricorda lo storico Paolo Diacono che, nella sua opera, riporta la descrizione del sepolcro che gli riconobbero i Ravennati. "Non fu un traditore; i traditori non sogliono ispirare epitaffi pietosi. Fu un illuminato. Secoli dopo chi lo accusò avrebbe fatto come lui. i Longobardi si fecero italiani e uno del suo stesso sangue - un Aldiger - generò i progenitori dell'Alighieri." La vicenda di Droctulft è raccontata in "La storia del Guerriero e della Prigioniera", uno dei racconti più felici di Borges. Intanto leggiamoci il racconto: STORIA DEL GUERRIERO E DELLA PRIGIONIERA (G

Le miniature come fonte: l'immagine di Cristine de Pizan

Christine fu molto attenta alla propria immagine. Ci ha lasciato oltre 400 miniature nelle quali la vediamo rappresentata sempre allo stesso modo: una veste azzurra e un cappello bianco.  E' facile immaginare che, nella realtà, Christine de Pizan, da sempre abituata ai fasti della corte, fosse avvezza e potesse permettersi abiti ben più ricchi e, magari, alla moda, ma non ha senso dedurre dalle immagini dalle miniature informazioni sull'ambiente in cui la poetessa viveva. Queste rappresentazioni hanno tutto fuorché uno scopo referenziale;  n on sono semplicemente immagini stereotipate, serve a trasmettere un'immagine di serietà, di professionalità, quasi di ieraticità (sono i colori della Madonna).  D'altra Christine de Pizan non aveva altre risorse oltre la propria professionalità e fu la sua reputazione che le consentì, in tempi tanto travagliati di godere della stima ( e delle commesse) sia dei Borgognoni che degli Armaganacchi. Spesso l'abito fa il monaco. Mar