Nelle Feste Medievali di Offagna, ogni
anno l’Accademia della Crescia sceglie
un tema conduttore e così, nei trenta anni della manifestazione, è stato
possibile esplorare tanti aspetti della storia e cultura del Medio Evo, anche leggendoli
dal punto di vista della contemporaneità, in un proficuo dialogo tra passato e
presente. Per l’edizione 2017 ci siamo chiesti: quale spazio e quale senso aveva, per l’uomo medievale, quella
dimensione fantastica di cui possiamo trovare testimonianze nell’arte,
nella letteratura, nei documenti storici?
Si può senz’altro dire che la curiosità e
l’interesse verso il meraviglioso, lo strano, il favoloso era ampiamente presente sia tra il popolo sia tra le
persone colte.
Così nelle
decorazioni delle chiese destinate agli occhi dei devoti nelle enciclopedie destinate
ai saggi, e nei racconti destinati e tutte le categorie abbondano ippogrifi,
pietre prodigiose, uccelli con le ali di lattuga, Blemmi, Sciapodi, spade magiche
a cui ci si rivolge dando rispettosamente Fedel Voi.
In un’epoca in cui
era dominante la visione religiosa della vita, come diceva lo storico J. Le
Goff, parafrasando Baudelaire, “per l’uomo del medioevo […] la natura è una
foresta di simboli”
Siamo davvero in un altro orizzonte di idee rispetto
alla nostra visione scientifica delle cose: l’uomo medievale sa che il
mistero è presente ovunque e, proprio per questo, non esclude nulla a priori,
non dice che una cosa è impossibile, solo perché non rientra nelle sue
categorie mentali. Ritiene che, “essendo ogni cosa soggetta al volere di Dio,
l’impossibile può manifestarsi nella natura e fare irruzione nella vita
quotidiana”.
Anzi è un po’ il
contrario siccome Dio piò tutto da qualche parte le cose che riusciamo a immaginare
noi devono esistere (da qualche parte vuol dire in luoghi inaccessibili come l’Asia
e più tardi l’Africa)
I racconti di viaggi
medioevali erano quasi sempre immaginari e sono scritti da persone che non
hanno mai visto i luoghi meravigliosi e i popoli di cui raccontano; ma hanno sentito
parlarne le Enciclopedie che sono libri soddisfano il gusto del meraviglioso
prima che la Scienza.
La forza della tradizione conta più dell’esperienza
(mentalità dogmatica)
Negli antichi Bestiari, non interessava la reale
esistenza e la precisa descrizione di pietre, piante, animali ma il loro
significato allegorico. Perciò si legge del grifone, la formicaleone e accanto
ad essi di animali reali quali leone, la pantera, il castoro venivano affibbiati
qualità immaginarie associate a significati di natura morale e religiosa. Cose
come queste erano scritte in libri rispettabilissimi, scritti da stimati abati
e dotti che sono libri soddisfano il gusto del meraviglioso prima che la Scienza.
La forza della tradizione conta più dell’esperienza
(mentalità dogmatica)
E quando, perché qualcuno
ce n’era, qualche viaggiatore andava davvero in Oriente, nelle Indie in Cina a
Giava? Cosa vedeva?
Prendiamo un vero
viaggiatore, in testimone affidabile Marco Polo. Anche i viaggiatori
attendibili non riuscivano a sottrarsi all’influenza delle leggende di cui
erano a conoscenza
Prendiamo il caso
degli unicorni. Che gli unicorni esistano un uomo del Medioevo non lo metteva
in discussione. Marco Polo sa che è una sorta di cavallino/capretto con un
lungo corno sulla fronte con un’irresistibie e per lui infausta attrazione
verso le fanciulle illibate.
Poteva Marco Polo non cercare gli unicorni? Infatti li
cerca e li trova perché è indotto cercare la cose con gli occhi della
tradizione.
E dopo aver visto, riflette e mette in discussione alcuni stereotipi dell’esotismo:
Ammette che gli
unicorni sono un po’ diversi da come se li aspettava bianchi e aggraziati quali
sullo stemma della corona inglese:
Quelli che aveva
visto erano rinoceronti per cui ammette che hanno “pelo di bufali e piedi di leonfanti”, che il loro corno e grosso e
nero, lingua spinosa testa di cinghiale e che “ella è molto laida bestia a vedere” e
che non è il caso che a cacciarla ci si mandi una fanciulla
Fin qui la
scienza, poi c’è il mondo della Letteratura alta e bassa allo stesso tempo. Nelle
corti come nelle piazze l’intrattenimento era affidato alla recitazione/lettura
dei poemi cavallereschi, dalla Chanson de
Roland all’Orlando Furioso, ai
romanzi della materia di Bretagna con le celebri storie di re Artù e dei cavalieri
della Tavola Rotonda, storie d’amore e di virtù in cui, a prodi cavalieri e
bellissime dame, si mescolano fate, draghi, elfi.
Dunque, quale traccia ha lasciato nel nostro
immaginario la cultura medievale così lontana dalla nostra mentalità ma così
ricca di mirabilia e di storie fiabesche?
In realtà, non c’è epoca che, più del Medio Evo, sia stato discussa, rivisitata,
anche più o meno liberamente immaginata. Basti pensare a importanti scrittori
contemporanei come in Italia Umberto Eco e Laura Mancinelli e anche alla grande
e diffusa fortuna del fantasy che,
largamente, si richiama a leggende, storie, immagini presenti nella narrativa
medievale. L’archetipo contemporaneo è da molti ritenuto la trilogia Il Signore degli anelli conclusa da
J.R.R. Tolkien nel 1955, ma il genere fantasy si è sviluppato in un gran numero incalcolabile
di romanzi, soprattutto per ragazzi,
e in film, cartoni animati, fumetti, giochi che, oggi, sono mezzi popolari di
intrattenimento.
Nelle serate della XXX edizione delle
Feste Medievali, a Offagna, potremo visitare questo universo culturale: spettacoli,
giochi, incontri, suggestive atmosfere, secondo il motto delle Feste ludendo intelligo, ci offriranno
l’occasione di soddisfare il duplice umano
bisogno di conoscenza e di evasione e di dare ali alla fantasia.
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