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Nerino Rismondo da Zara

Questa pagina è il frutto del lavoro di raccolta, selezione, rielaborazione della classe 5F del Liceo Rinaldini di Ancona.
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Pola, Campionati Studenteschi Alto Adriatico del 1935. L'equipaggio dell'8+ del Circolo Canottieri Diadora.Nerino Rismondo è seduti in seconda fila, il secondo da destra

Da Bozza:Nerino_Rismondo

Nerino Rismondo, comunemente noto con il nome di Rime (Zara, 12 febbraio 1910Ancona, 27 giugno 2003), è stato un medico, giornalista e scrittore italiano.
Esule zaratino, dal 1948 si stabilì ad Ancona dove entrò nel comitato locale dell'ANVGD. Con la fondazione dell'Associazione Nostalgica degli Amici Zaratini (ANDAZ), del periodico "Zara" divenne il principale organizzatore e animatore politico e culturale tra i dalmati esuli tra gli anni Cinquanta e Ottanta[1]; promosse iniziative per la tutela dell'identità zaratina e dalmata quali: l'organizzazione dei Raduni nazionali, la fondazione del Libero Comune di Zara in Esilio e la costituzione dell'Archivio Museo della Dalmazia[2].

Biografia

Dopo aver studiato al Liceo Ginnasio Gabriele D’Annunzio di Zara, Rismondo consegue la laurea in medicina all'Università di Bologna nel 1935. Assolti gli obblighi militari, svolge il tirocinio presso l'Ospedale Provinciale di Zara e viene assunto come medico funzionario presso la Cassa provinciale della Malattia della Provincia di Zara. Si sposa nel 1939 con Giulia Marchi. Prende parte alla guerra come ufficiale medico: nel 1941 è sottotenente di complemento assegnato all'Ospedale militare di San Demetrio, creato nel locali dell'ex Educandato femminile alla Riva Nuova, poi al 291° Reggimento Fanteria Divisione Zara. Ferito nella campagna di guerra del 1943 rientra a Zara al San Demetrio.

Tra il 1943 e il 1944 la città di Zara subì 54 bombardamenti che distrussero l’85%[3] del suo tessuto urbano e che causarono l'abbandono da parte della quasi totalità degli abitanti. Rismondo lasciò la città nel dicembre del 1943 con la famiglia (moglie, due figli e due suoceri); dopo varie tappe nell’entroterra e a Bibigne, trovò riparo con a Lussinpiccolo nel giugno del 1944. Qui, su invito delle autorità, essendo egli l'unico medico rimasto nel territorio, diresse il locale ospedale fino alla conclusione del conflitto. Nel 1946 riparò a Trieste; nel 1948 si trasferì ad Ancona, dove trovò lavoro come medico impiegato presso l'Ufficio Comunale d'Igiene.
Rimasto vedovo nel 1963 si sposò una seconda volta nel 1967 con Maria Perissi, che divenne sua principale collaboratrice nel giornale Zara fino al 1997[4].


L'ANDAZ

Rismondo, già animatore del locale comitato dell'ANVGD, fonda insieme a Antonio “Tonin” Tamino la prima associazione zaratina negli ultimi mesi del 1952. L’Associazione Nostalgica Degli Amici Zaratini si diede uno statuto e una struttura ufficiale il 16 luglio 1953, quando i primi numeri del bollettino avevano già una tiratura di 1600 copie. Nel quadro del secondo dopoguerra, che vide la nascita di numerose associazioni e circoli di profughi, l’ANDAZ si distinse per la capacità di costruire una rete di collaboratori a livello nazionale e internazionale e per riuscire a raggiungere, non solo la cerchia ristretta dei militanti dell’associazionismo, ma anche una parte rilevante di profughi apolitici o fortemente assimilati nella società italiana[5].

L’ANDAZ, che si qualificava come Associazione “apolitica, ma patriottica”, nasceva con lo scopo di “realizzare (...) manifestazioni che possano fare rivivere il più possibile gli aspetti tipici della vita zaratina come espressione istintiva del sentimento di viva e profonda nostalgia verso la propria città natale[6]

Nel settembre del 1953 l'ANDAZ organizzò il primo raduno nazionale degli esuli di Zara che raccolse a Venezia alcune migliaia di esuli dalmati da ogni parte d’Italia e dall’estero. L'evento, ripetuto annualmente, fu capace di raccogliere già dalla seconda edizione circa 4000 partecipanti[7].

Rispetto all'ANVGD, che si dedicava principalmente all'assistenza dei profughi, Rismondo rivendicava per l'ANDAZ la necessità di un'azione volta a preservare l'identità specifica delle genti dalmate affinché i profughi non venissero completamente assimilati, ma rimanessero "il più possibile zaratini-polesani-rovignesi-fiumani-piranesi ecc."[8]. In tale ottica nel 1955 apparve per la prima volta l'idea della costituzione del Libero Comune di Zara in esilio.

Il giornale "Zara"


Zara, prima pagina del l'agosto 1953, primo numero non ciclostilato


"Il Zara non è un giornale: ma è una grande lettera collettiva: scritta da tutti i profughi zaratini e dalmati dispersi nel doloroso esilio in Patria e all'Estero. E' la voce della loro disperazione, della loro nostalgia , della loro speranza che vuole tenerli uniti e compatti per sopravvivere alla propria tragedia"[9]
Il giornale nasce da un foglietto di auguri per il Natale 1952 inviato a 400 indirizzi di esuli zaratini sparsi tra Italia, Canada e Sudamerica. Nel gennaio 1953 una lettera ciclostilata lancia la proposta di un raduno a Venezia, una richiesta di collaborazione per la raccolta di nuovi indirizzi e l'invio di francobolli da 5 lire per le spese di spedizione di un bollettino. Il numero di marzo del 1953 ha già la forma e la tiratura del giornale: il bollettino, che reca, nella testata, il nome della città di Zara, si compone di 6 pagine ciclostilate, raggiunge 1500 lettori[10] e presenta l'ampia rubrica della posta che sarebbe stata il cuore di una pubblicazione che voleva avere lo spirito di una “grande lettera collettiva”[11]. Il giornale divenne in breve "la più autentica espressione umana e culturale dell'esodo zaratino"[1]


Dal 1953 al 1966 il direttore responsabile del Zara fu Antonio Tamino. Rismondo, che firmava gli articoli con il nome Rime[12] fu il direttore per i successivi 31 anni. Dal numero di ottobre-novembre 1962 fino alla fine del 1966 al giornale fu allegato il foglio "Irredentismo adriatico", supplemento politico del Zara, ideato e seguito in prima persona dal direttore Tamino.

Tra le iniziative partite dalle pagine del giornale Zara meritano di essere ricordate: la fondazione del Libero Comune in esilio, dell'Archivio-Museo della Dalmazia e la richiesta della Medaglia d'Oro al Valor Militare per la Città di Zara, la città italiana maggiormente distrutta dalla guerra. La Medaglia, concessa "motu proprio" dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi il 21 settembre 2001 "al Gonfalone del Comune di Zara"[13], è ancora in attesa di essere consegnata a seguito della nota di protesta formale del governo della Croazia[14][15][16].

Il giornale Zara, libero da ideologie partitiche, ma caratterizzato da una forte matrice identitaria e municipale, tenne per tutti gli anni in cui fu pubblicato una tiratura media di 24.000 copie annuali[17] e conobbe una vasta diffusione presso i profughi di tutti gli orientamenti politici. In 45 anni Rismondo non volle per il giornale introiti pubblicitari o contributi governativi; la pubblicazione e la distribuzione si sostennero solo con i contributi liberi dei lettori.

L'ultimo numero del Zara è del 1997, quando Nerino Rismondo, ad 87 anni, passò il testimone da Ancona a Trieste e affidò al nuovo giornale “Il Dalmata” la missione di tenere uniti i dalmati italiani nel mondo[11]. Un’antologia in 4 volumi, curata da Aldo Andri, chiuse la storia editoriale del Zara. L’ultimo numero fu spedito il 23 sett. 1997 a 1055 abbonati: 981 copie per l’interno e 74 per l’estero.[18]

Nel febbraio 2022 tutti i numeri del giornale sono stati integralmente digitalizzati grazie al contributo della Regione Marche per l’anno 2021, ai sensi della Legge regionale 20 aprile 2012, n.8 “Attività della Regione Marche per l’affermazione dei valori del ricordo del martirio e dell’esodo Giuliano-Dalmata-Istriano".

Il Libero Comune di Zara in esilio

XXXVI Raduno esuli dalmati, Gorizia 1989.  Da sin. Ottavio Missoni, sindaco del Libero Comune di Zara,
Antonio Scarano, sindaco di Gorizia, Nerino Rismond
o


Rismondo lanciò definitivamente l’idea di ricostituire in esilio il Libero Comune di Zara, con gonfalone, sindaco, consiglio comunale, giunta, assemblea dei cittadini, nell'estate del 1961, in un clima di forte tensione politica tra le associazioni dei dalmati italiani e in particolare all'interno dell'ANVGD.

Nel settembre del 1963 la "Giunta provvisoria del Comune di Zara", in occasione del X Raduno dell'ANDAZ a Venezia, proclamò la nascita ufficiale del Libero Comune per accogliere "tutti i cittadini italiani per sentimento e amor di Patria, nati a Zara e in Dalmazia, ed i loro figli in qualsiasi luogo nati, per ricomporre e rifondare a unità municipale di un libero comune"[19] Nerino Rismondo fu nominato segretario generale della nuova associazione; Guido Calbiani fu il primo sindaco eletto. In pochi anni Calbiani e Rismondo riuscirono a trasformare il Libero Comune di Zara nella più dinamica ed efficiente organizzazione di esuli giuliano-dalmata con stabili rapporti con le comunità di rifugiati in Canada e Australia, come il Circolo Giuliano-dalmata di Toronto, il Diadora Social and Sports Club di Sidney, il club dalmata Jadera di Melbourne[20].

L’Associazione, che ha sede a Torreglia, è organizzata come un comune il cui territorio è distribuito nell’Italia intera e oltre i confini nazionali. E' guidata da un sindaco, da una Giunta esecutiva di dodici membri, un Consiglio di quarantacinque membri e un Segretario Generale. Completano il quadro istituzionale i Senatori, i Probiviri e i Revisori dei Conti. Organo sovrano è l’Assemblea dei cittadini. Tutti i mandati sono quinquennali e gli incarichi gratuiti.

Al primo sindaco Guido Calbiani, Direttore Generale della Fabbrica Automobili Lancia, succedettero prima Luigi Ziliotto, nipote e omonimo dell'ultimo podestà austriaco di Zara, e poi lo stesso Rismondo; dal 1986 furono eletti per quattro mandati lo stilista Ottavio Missoni e, per tre mandati, l'industriale Franco Luxardo[21]. Nel 2021 è stato eletto il sindaco emerito di Orvieto Toni Concina.[22]

Oltre a organizzare i raduni, che si confermarono l'evento di maggiore successo, il Libero Comune di Zara si impegna in iniziative e in attività culturali volte a mantenere viva nell'opinione pubblica italiana la memoria delle tradizioni e della cultura della multietnica terra dalmata, la sua storia e gli eroi della tradizione irredentista della Dalmazia. L’idea del Libero Comune di Zara ispirò la nascita del Libero Comune di Fiume in Esilio, a Milano nel 1966, e del Libero Comune di Pola, a Genova, nel 1967[23].

L'Archivio Museo della Dalmazia

All'indomani della firma del Trattato di Osimo, Rime propose la realizzazione di un "archivio-museo" che avesse la missione di custodire e raccontare, a vantaggio delle generazioni nate dopo l'esodo, la storia, la civiltà e l'identità dei Dalmati italiani che correvano il rischio di andare disperse.

La sottoscrizione per raccogliere i fondi necessari venne lanciata dal “ZARA” nel 1977 e durò 19 anni[11]. L'iniziativa ebbe da subito il sostegno di Tullio Vallery, Cancelliere e, dal 1992, Guardian Grande della Scuola Dalmata di Venezia, che si impegnò per destinare alla causa dell'Archivio una parte del lascito della contessa Margherita Ivanovich, consistente nel palazzetto di famiglia con giardino, corte[24] e altre proprietà minori.

Il giornale Zara pubblicò, dal 1978 al 1997, 77 elenchi dei sottoscrittori che testimoniano il processo di costruzione dal basso di un'iniziativa che si è conclusa con la costituzione dell’Archivio Museo della Dalmazia presso la Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone a Venezia, nei locali del restaurato Palazzetto Ivanovich. Tullio Vallery ne fu il primo direttore.

Pensiero di Rime e controversie

Io sono nato... austriaco. Ma sono rimasto sempre italiano. Potevo nascere... francese. Se Napoleone fosse stato più imperialista. Ma con tutto ciò, sarei rimasto sempre italiano. Potevo nascere... ungherese. Se l'Ungheria avesse mantenuto l'antica potenza dei secoli precedenti. Ma sarei rimasto ugualmente italiano. Potevo nascere... jugoslavo. Se la Jugoslavia, invece di nascere... dopo, fosse nata prima della caduta della Repubblica di Venezia. E con ciò? Con ciò, sarei rimasto egualmente italiano[25].
Le azioni di Rime erano concentrate sulla tutela e la conservazione dell'identità cittadina di Zara, che non era necessariamente legata all'appartenenza della città alla Repubblica Italiana. "I dalmati - scriveva lo stesso Rime nel 1966 - potranno avere la cittadinanza turca, jugoslava o cinese, ma i dalmati manterranno sempre caratteristica “etnica” italiana"[26]. Attribuiva il mancato ritorno di massa degli esuli a Zara non alle distruzioni dei bombardamenti né alla cessione de facto della città alla Jugoslavia, ma alla paura, generata da un comunismo titino che fondava le proprie radici nel "peggiore sciovinismo slavo".
Riguardo all'attaccamento di Nerino Rismondo all'identità zaratina si è parlato di "irredentismo mistico". Sergio Brcic alla domanda “Chi era veramente Nerino Rismondo, “el Rime”? lo ha definito "una sorta di idealista-pragmatico che alla forza dell’Ideale che lo animava sapeva sommare un senso pratico nell’affrontare con rara sensibilità le realtà con cui doveva confrontarsi"[27] Franco Luxardo ne ha riconosciuto l'importanza anzitutto durante:
“la traversata del deserto” i primi trent’anni dopo l’esodo, con i nostri padri impegnati al massimo per sistemare le famiglie o più semplicemente ad uscire dai “campi profughi”, le battaglie per i “danni di guerra” che dovevano aiutarci a ripartire e non arrivavano mai, l’intuizione di Rime che fosse indispensabile tenere unita la comunità, la nascita ufficiale del nostro Comune in quella storica giornata del 1963 in Palazzo Ducale a Venezia.[28]
Il giornale “Zara” segnò effettivamente una svolta nel modo di concepire l’appartenenza. Rismondo, sottolinea lo storico Luciano Monzali, “fu considerato, a ragione, il Mazzini dell’esodo dalmata"[29]. Se molti esponenti di spicco del Libero Comune avevano simpatie ideologiche di destra, erano vicini ai partiti anticomunisti (MSI, liberali, ala destra dei democristiani, monarchici) e auspicavano una lotta irredentista per fare Zara di nuovo italiana, Rismondo e Calbiani difesero l'indipendenza dell'organizzazione dai partiti politici italiani che a livello personale deprecavano e accusavano di tradire l'interesse nazionale e di dividere la nazione italiana[30].
Quando dagli anni Sessanta la classe dirigente jugoslava prese le prime iniziative di liberalizzazione dell’economia vennero aperte le frontiere e ci fu la possibilità per gli esuli di tornare in Dalmazia per ritrovare i parenti e vedere i luoghi d’origine: ne nacque un forte dibattito all’interno dell’associazionismo ancora segnato dall'ostilità nei confronti del regime di Tito. Rismondo capì che ritornare era una necessità culturale ed umana. "Noi a Zara andiamo da missionari in un pellegrinaggio di amore e di fede"
Dalle colonne del "Zara" sostenne quello che chiamava "il diritto e il dovere del ritorno" degli zaratini italiani alla loro città con toni spesso forti e con prese di posizione nette come la campagna del ’70 contro il viaggio di Tito in Italia, per i quali Rime venne guardato con sospetto e considerato “persona non grata” dall’Ambasciata Jugoslava a Roma. Negli anni anche autorità jugoslave si accorsero che le sue parole erano mosse da ragioni essenzialmente sentimentali e che il Rime "non poteva essere considerato un novello D’Annunzio, né pensava a radunare una flotta di mosconi o battane per uno sbarco in forze. E così anche il Rime cominciò a tornare a Zara"[10].
La principale preoccupazione di Rime era quella di scongiurare la completa assimilazione dei dalmati. Credeva che futuro degli italiani dalmati non poteva essere in Italia ma solo in Dalmazia: “Dobbiamo tornare”, scriveva Rismondo nel 1980, “e dobbiamo farlo nell'unico modo possibile: come amici e fratelli, ma sempre da italiani. In Dalmazia non siamo nemmeno una minoranza. Praticamente non esistiamo più. E poi cosa? Difendiamo il passato rimanendo in Italia? Ma il nostro futuro non si costruisce in Italia, solo in Dalmazia[30]».
Si è detto che le iniziative di Rime, ispirate da spirito campanilistico, per quanto utili a legare un popolo ancora attaccato alle proprie radici, non sempre hanno giovato all'efficacia complessiva della causa degli esuli dalmati. In particolare la nascita dei Liberi comuni è stata, per certi versi, dannosa per l'ANVGD che ha visto sciogliersi alcuni comitati locali, come, ad esempio quello di Ancona. Una divisione che "ha creato delle sofferenze, delle incomprensioni, delle inimicizie. Con il tempo è arrivata la riconciliazione[12]"

Opere

Nel primo inventario della produzione letteraria dalmata curato da Giorgio Baroni, Nerino Rismondo è citato, tra gli scrittori della diaspora all'interno della vasta categoria dei poligrafi che "ognuno con la propria inclinazione (...) furono attivi fra memorialistica, saggistica e giornalismo[31]". In cinquanta anni di produzione Rismondo ha lasciato migliaia di articoli, racconti e poesie sia in lingua italiana sia in dialetto zaratino oltre a un vastissimo epistolario che l'autore non ha mai voluto riordinare ed è ora conservato presso l'Archivio Museo. Di interesse è la produzione in vernacolo. L'uso del dialetto, proibito dal regime fascista negli anni in cui Zara appartenne al Regno d'Italia, appare fin dalla prima pagina del "Zara"; le poesie dialettali sono gli unici testi che Rime ha raccolto in un volumetto intitolato "Rimeide" e che successivamente hanno trovato spazio nell'antologia "La poesia dialettale dalmata" curata di Bruno Rosada e Tullio Vallery.[32]. Tra le opere raccolte in volume e pubblicate si ricordano:
  • Ricordando Zara, Ancona, 1981.
  • Zara, Novembre 1980, Ancona, 1981.
  • Zara: Giugno e Novembre 1984, Ancona, 1984
  • Zara: una città perduta alla patria, in Giulio Bedeschi (a cura di), Fronte italiano. C’ero anch’io, Milano, 1987 Firenze, ISBN 978-8842528340
  • Vincenzo Serrentino. Una vita per la patria, Ancona, 1985.
  • Per non dimenticare zara italiana, 4 voll, Ancona, 1996.

Onorificenze

Croce al merito di guerra

Nel corso dell’Assemblea dei Confratelli del 9 giugno 1996 Rime ricevette una targa d’argento quale “promotore dell’Archivio Museo della Dalmazia” e venne nominato Confratello Onorario "per i grandi meriti acquisiti a favore dell’Istituto".
Il 20 giugno 2004, in occasione del primo anniversario della morte, l’assemblea della Scuola Dalmata ha approvato, all’unanimità, di intitolare a Nerino Rismondo il grande salone dell’Archivio Museo[18].

Note

  1. ^ Salta a:a b Luciano Monzali, La fenice che risorge dalle sue ceneri. Gli italiani di Dalmazia nella seconda metà del Novecento, in Nuova Storia Contemporanea, Anno XIII, n.4, Roma, luglio-agosto 2004, pp. 103-118.
  2. ^ Luciano Monzali, Italiani nell'Adriatico orientale e relazioni italo-jugoslave nel dopoguerra, in Gli italiani di Dalmazia e le relazioni italo-jugoslave nel Novecento, Venezia, Marsilio, agosto 2015, p. 517, ISBN 978-88-317-2162-2.
  3. ^ Oddone Talpo e Sergio Brcic, ...Vennero dal cielo. Zara distrutta 1943-1944, 2° ed., Campobasso, Associazione Dalmati Italiani nel Mondo - Palladino,, 2006, ISBN 88-8460-058-8.
  4. ^ Daria Garbin e Renzo de’ Vidovich, Dalmazia Nazione: Dizionario degli Uomini Illustri della componente culturale illirico-romana latina veneta e italiana (PDF), Trieste, Fondazione Scientifico Culturale Maria e Eugenio Dario Rustia Traine, 2012, pp. 386-388, ISBN 978-88-907523-0-8.
  5. ^ Sergio Brcic, “Nerino (Rime) Rismondo, in S. Brcic e T. Vallery (a cura di), Personaggi dalmati vita e opere, Venezia, Scuola dalmata dei SS. Giorgio e Trifone, 2013, pp. 150–160.
  6. ^ Statuto della Associazione nostalgica degli amici zaratini. allegato all'atto di costituzione dell' Associazione nostalgica degli amici zaratini, Ancona, 13 luglio 1953.
  7. ^ Quattromila dalmati ad Ancona per il secondo grande Raduno Nazionale, in Difesa adriatica, 24 luglio 1954.
  8. ^ Scuola dalmata dei Santi Giorgio e Trifone, Venezia, Archivio "Zara", b.1956-1959, lettera di N. Rismondo a Lino Drabeni, 8-11 novembre 1958.
  9. ^ Nerino Rismondo, Zara, agosto 1981, in "Zara". Per non dimenticare zara italiana, 4 voll, vol.III, p.959, Ancona, 1996.
  10. ^ Salta a:a b Mirco Carloni (a cura di), Per ricordare un giorno non basta. L’esodo giuliano-dalmata nelle Marche (PDF), Ancona, Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche, 2018, pp. 137-139.
  11. ^ Salta a:a b c Franco Rismondo, Presentazione del Presidente del Comitato Provinciale di Ancona dell'ANVGD (PDF), su archiviodistatoancona.cultura.gov.it.
  12. ^ Salta a:a b "Papà si chiamava Nerino, ma tutti lo conoscevano da ragazzino, nella canottiera, come Rime. Un diminutivo di cui ignoro la provenienza - mi dicono che è tipico dei Dalmati contrarre i nomi e trasformarli in Sime, Tone, ecc. - ma che gli è sempre rimasto appiccicato e che lui amava perché era la materializzazione del suo passato, firmava con Rime anche i suoi articoli apparsi per 47 anni sul nostro giornale. Quando mi chiedono di chi sono figlio, rispondo di Rime, Nerino lo chiamava soltanto suo padre, in un altro tempo" Intervista a Franco Rismondo di Rosanna Turcinovich Giuricin, A settant'anni dal Trattato di Parigi i dati sull'esilio ancora un'incognita, in Voce del Popolo, 4 marzo 2017.
  13. ^ Zara#Onorificenze
  14. ^ "La violenta reazione del presidente croato Stipe Mesic e la nota di protesta formale all’Italia per “l’inaccettabile rapporto verso il passato manifestato da questo gesto” incombono ancora oggi, nonostante i funambolismi per arrivare ad una motivazione che fosse “politicamente corretta” anche se storicamente distorta. Il Gonfalone di Zara è stato consegnato il 24 maggio 2002 al Museo del Gruppo Medaglie d’oro al valor militare e lì giace, sempre in attesa di quella medaglia che hanno avuto altre 60 città e paesi d’Italia." Mirco Carloni, Op. cit., p.124
  15. ^ Paolo Mieli, Il martirio di Zara italiana e la medaglia che non c’è, in Corriere della Sera, 23 marzo 2010.
  16. ^ Franco Luxardo, Non ancora consegnata la medaglia d’oro conferita da Ciampi, in Corriere della Sera, 15 luglio 2018.
  17. ^ Per tutti gli anni '60 e '70 il Zara, che usciva con cadenza bimestrale, ha avuto una media di 4.500 abbonati. Ancora oggi, nonostante i decessi per cause naturali la rivista Il Dalmata che succedette al giornale Zara ha sui 2300 lettori in Italia (2278), 450 all'estero tra Africa, Argentina, Australia, Europa ed USA (459) e circa 2000 (1984) che ricevono la versione digitale. Mirco Carloni Op. cit.
  18. ^ Salta a:a b Franco Rismondo, Compagni di scuola e concittadini (PDF), in Mirco Carloni (a cura di), Per ricordare un giorno non basta. L’esodo giuliano-dalmata nelle Marche, Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche, 2018, pp. 131.
  19. ^ Luciano Monzali, I profughi dalmati e giuliani nell'Italia del miracolo economico, in Italiani nell'Adriatico orientale e relazioni italo-jugoslave nel dopoguerra, Venezia, Marsilio, 2015, p. 559.
  20. ^ (EN) Luciano Monzali, A Difficult and Silent Return. Italian Exiles from Dalmatia and Yugoslav Zadar/Zara after the Second World War, in Balcanica, XLVII, Balkanološki institut - Srpska akademija nauka i umetnosti, 2016, p. 322.
  21. «Calbiani and Rismondo were men of different personalities and experience. The former was a successful international manager, the latter a provincial doctor with little world experience, but together they were able to transform the Libero Comune di Zara into the most dynamic and efficient Julian-Dalmatian exiles organization. In addition to organizing meetings and conventions, the Libero Comune engaged in cultural activities aimed at keeping the memory of the Italian Dalmatian traditions and culture alive in Italian public opinion. The Libero Comune created an international network of supporters and friends, trying to establish forms of cooperation among the Zadar exiles all around the world.»
  22. ^ Mirco Carloni, Op.Cit. p.130
  23. ^ Nadia de Lazzari, Il libero comune di Zara in esilio, in Il Trentino nuovo, 5 febbraio 2022.
  24. ^ Tito Lucio Sidari, L'associazione "Libero Comune di Pola in esilio", su arenadipola.it.
  25. ^ Aldo Sigovini, La Scuola Dalmata dei Santi Giorgio e Trifone - Descriptio scholae (PDF), in Gianfranco Levorato (a cura di), Scuole a Venezia. Storia e attualità, Venezia, Marcianum Press, 2008, p. 132, ISBN 978-88-89736-78-4.
  26. ^ Una impostazione che ha fatto gridare allo scandalo. Il "diritto" al ritorno, in Arena di Pola, 15 agosto 1967, p. 4. Ospitato su https://lacittadellefrottole.blogspot.com/2023/02/chi-era-nerino-rismondo-il-rime.html.
  27. ^ "Chi nasce in Dalmazia, nasce con le caratteristiche somatiche dalmate, che sono caratteristiche di razza italiane come italiane sono le caratteristiche somatiche del siciliano, del sardo, del calabrese, del piemontese, dei toscani; diverse per se stesse, ma appartenenti alla stessa razza". Ibidem
  28. ^ Sergio Bricic “Chi era veramente Nerino Rismondo, “el Rime”?" in Rivista della Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone n.46-2004/1 speciale dedicato al confratello scomparso.
  29. ^ Franco Luxardo, 50 anni al vertice dell'associazione e una vita dedicata alla causa, in Il dalmata, ottobre 2021.
  30. ^ Rosanna Turcinovich Giuricin “La Dalmazia che rinasce come “araba fenice” Intervento di Luciano Monzali nella Giornata di studi su: “Il confine orientale italiano nel Novecento. Metodi e ricerche storiografiche” a cura dell’Accademia delle Scienze di Bologna. in collaborazione con la Federazione delle Associazioni degli Esuli e il CDM di Trieste, 5 giugno 2008. Pubblicato in https://www.arcipelagoadriatico.it/attivita/convegno-di-bologna-luciano-monzali-la-dalmazia-che-rinasce-come-araba-fenice/
  31. ^ Salta a:a b (EN) Luciano Monzali, A Difficult and Silent Return. Italian Exiles from Dalmatia and Yugoslav Zadar/Zara after the Second World War, in Balcanica, XLVIII, Belgrado, Balkanološki institut - Srpska akademija nauka i umetnosti, 2016, pp. 327-328.
  32. ^ Giorgio Baroni, La letteratura dalmata italiana fra Ottocento e Novecento (PDF), in Giorgio Baroni e Cristina Benussi (a cura di), Letteratura dalmata italiana. Atti del Convegno internazionale (Trieste, 27-28 febbraio 2015), Biblioteca di «Rivista di letteratura italiana», Pisa, Fabrizio Serra Editore, 2016, pp. 111, ISBN 9788862277778.
  33. «Ciò che accomuna quasi tutti è il desiderio di testimoniare il dramma della propria terra; per questo si assiste con gli anni a un intensificarsi della produzione memorialistica e critica. Forse alcuni mai sarebbero divenuti scrittori se la violenza degli eventi non li avesse obbligati a lasciare una traccia, per se stessi e per la propria gente.Nella vasta categoria dei poligrafi, attivi fra memorialistica, saggistica e giornalismo, si citano qui gli zaratini Antonio Verdus-Just, Luigi Stefani, Marco Perlini, Carlo Schreiner, Nerino Rismondo, Vanni Tacconi, Beppo Marussi, Tullio Bressan, Arrigo Zink e Tullio Vallery,»
  34. ^ Bruno Rosada e Tullio Vallery (a cura di), La poesia dialettale dalmata, Treviso, Alcione, 2006.

Bibliografia

  • Nerino Rismondo, Per non dimenticare zara italiana, 4 voll, Ancona, 1996.
  • Sergio Bricic “Chi era veramente Nerino Rismondo, “el Rime”?" in Rivista della Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone n.46-2004/1
  • Sergio Brcic, “Nerino (Rime) Rismondo, in S. Brcic e T. Vallery (a cura di), Personaggi dalmati vita e opere, Venezia, Scuola dalmata dei SS. Giorgio e Trifone, 2013.
  • Mirco Carloni (a cura di), Per ricordare un giorno non basta. L’esodo giuliano-dalmata nelle Marche, Ancona, Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche, 2018.
  • Daria Garbin, Renzo de' Vidovich, Dalmazia Nazione: Dizionario degli uomini illustri della componente culturale illirico-romana latina veneta e italiana, Trieste, Fondazione Scientifico Culturale Maria e Eugenio Dario Rustia Traine, 2012, ISBN 978-88-907523-0-8.
  • Luciano Monzali, La fenice che risorge dalle sue ceneri. Gli italiani di Dalmazia nella seconda metà del Novecento, in Nuova Storia Contemporanea, Anno XIII, n.4, Roma, luglio-agosto 2004, pp. 103-118.
  • Luciano Monzali, Gli italiani di Dalmazia. Dal Risorgimento alla Grande Guerra, Firenze, Le Lettere, 2004, ISBN 9788871668284.
  • Luciano Monzali, Gli italiani di Dalmazia e le relazioni italo-jugoslave nel Novecento,Venezia, Marsilio, agosto 2015, ISBN 978-88-317-2162-2.
  • Luciano Monzali, A Difficult and Silent Return. Italian Exiles from Dalmatia and Yugoslav Zadar/Zara after the Second World War, in Balcanica, XLVII, Balkanološki institut - Srpska akademija nauka i umetnosti, 2016.
  • Franco Rismondo, Presentazione del Presidente del Comitato Provinciale di Ancona dell'ANVGD, su archiviodistatoancona.cultura.gov.it.
  • Guido Rumici Mosaico dalmata - Storie di dalmati italiani, Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia - Comitato provinciale di Gorizia, Gorizia, 2011.
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  • Rosanna Turcinovich Giuricin, A settant'anni dal Trattato di Parigi i dati sull'esilio ancora un'incognita, in Voce del Popolo, 4 marzo 2017.
  • Rosanna Turcinovich Giuricin La Dalmazia che rinasce come araba fenice intervento di Luciano Monzali nella Giornata di studi “Il confine orientale italiano nel Novecento. Metodi e ricerche storiografiche”, 5 giugno 2008, a cura dell’Accademia delle Scienze di Bologna in collaborazione con la Federazione delle Associazioni degli Esuli. Pubblicato in: https://www.arcipelagoadriatico.it/attivita/convegno-di-bologna-luciano-monzali-la-dalmazia-che-rinasce-come-araba-fenice/

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